A. Ora vorrei sapere tutte le parole che iniziano per 'L'
- ... luce, lumbre, linguellolo, lombrello, ludito, lapostrofo,...
B. E questa cos'è?
- issala
C. E questa?
- si trova a Giza ma non è la piramide...
SFI?
- sfinge, certo!
Oggi è la IX Giornata dell'Afasia.
L'afasia è un disturbo del linguaggio causato da un danno al cervello.
Il disturbo può interessare una o più componenti alla base della produzione e della comprensione del linguaggio e non è una conseguenza di difficoltà percettive, motorie o di memoria.
Il danno al cervello può essere determinato da ictus, trauma cranico, tumore, encefalite, meningite e malattie degenerative.
Le afasie interessano più di 200.000 persone in Italia e ogni anno si stimano circa 20.000 nuovi casi.
Non fanno distinzioni di età: possono essere affetti bambini, adolescenti, adulti e anziani.
Gli estratti che ho riportato sopra riguardano le risposte che un bambino con trauma cranico (A.), un adolescente con ictus (B.) e un adulto con trauma cranico (C.) mi hanno dato durante l'esame neuropsicologico a poche settimane di distanza dall'evento morboso.
L'afasia può essere transitoria, persistente, cronica o progressiva.
Se è causata da una condizione acuta, nelle ore o nelle settimane successive al danno cerebrale va incontro a un recupero spontaneo. La persistenza delle difficoltà di linguaggio richiede un intervento di riabilitazione logopedica, che può lentamente portare al completo recupero oppure allo sviluppo di strategie alternative di comunicazione.
La complessità del periodo di recupero dipende dalla presenza di altre difficoltà associate, che rendono necessarie anche la riabilitazione neuropsicologica nei casi di disturbi percettivi, attentivi, ecc. e la riabilitazione motoria nei casi di emiparesi.
La gravità dell'afasia dipende dalla sede, dall'estensione e dalla causa del danno cerebrale.
La tempestività degli interventi riabilitativi, una volta che la condizione clinica sia stabile, riduce la frequenza di sintomi depressivi e ansiosi che insorgono per reazione alle difficoltà di comunicazione.
Per le persone afasiche è importante che l'ambiente in cui vivono (famiglia, scuola, lavoro, ecc.) non metta ulteriori ostacoli e pressioni alla comunicazione verbale.
L'A.IT.A – Federazione delle Associazioni Italiani afasici ha messo a punto un opuscolo informativo per fornire le informazioni base sulle afasie e su come vivere, relazionarsi e parlare, sì parlare, con le persone afasiche.
L'opuscolo, redatto dall'afasiologa di lungo corso Anna Basso ha per titolo: L'afasia – La persona afasica – La riabilitaizone.
Ho estratto alcune indicazioni:
Per parlare con una persona afasica
- mantenere sempre il contatto oculare
- parlare lentamente
- usare frasi brevi
- iniziare la frase dicendo di cosa si vuol parlare
- utilizzare tutti i canali di comunicazione: verbale, gestuale, mimico
- specificare se si vuole fare una domanda o altro
Quando si ascolta
- lasciare tempo
- non “mettere le parole in bocca”
- chiedere sempre conferma
- far notare eventuali incongruenze
- assumersi la responsabilità di non aver capito
Il Maestro Dario Fo, appena scomparso, simulò con il Grammelot il discorso di un afasico fluente in uno spot per AITA:
- ... luce, lumbre, linguellolo, lombrello, ludito, lapostrofo,...
B. E questa cos'è?
- issala
C. E questa?
- si trova a Giza ma non è la piramide...
SFI?
- sfinge, certo!
Oggi è la IX Giornata dell'Afasia.
L'afasia è un disturbo del linguaggio causato da un danno al cervello.
Il disturbo può interessare una o più componenti alla base della produzione e della comprensione del linguaggio e non è una conseguenza di difficoltà percettive, motorie o di memoria.
Il danno al cervello può essere determinato da ictus, trauma cranico, tumore, encefalite, meningite e malattie degenerative.
Le afasie interessano più di 200.000 persone in Italia e ogni anno si stimano circa 20.000 nuovi casi.
Non fanno distinzioni di età: possono essere affetti bambini, adolescenti, adulti e anziani.
Gli estratti che ho riportato sopra riguardano le risposte che un bambino con trauma cranico (A.), un adolescente con ictus (B.) e un adulto con trauma cranico (C.) mi hanno dato durante l'esame neuropsicologico a poche settimane di distanza dall'evento morboso.
L'afasia può essere transitoria, persistente, cronica o progressiva.
Se è causata da una condizione acuta, nelle ore o nelle settimane successive al danno cerebrale va incontro a un recupero spontaneo. La persistenza delle difficoltà di linguaggio richiede un intervento di riabilitazione logopedica, che può lentamente portare al completo recupero oppure allo sviluppo di strategie alternative di comunicazione.
La complessità del periodo di recupero dipende dalla presenza di altre difficoltà associate, che rendono necessarie anche la riabilitazione neuropsicologica nei casi di disturbi percettivi, attentivi, ecc. e la riabilitazione motoria nei casi di emiparesi.
La gravità dell'afasia dipende dalla sede, dall'estensione e dalla causa del danno cerebrale.
La tempestività degli interventi riabilitativi, una volta che la condizione clinica sia stabile, riduce la frequenza di sintomi depressivi e ansiosi che insorgono per reazione alle difficoltà di comunicazione.
Per le persone afasiche è importante che l'ambiente in cui vivono (famiglia, scuola, lavoro, ecc.) non metta ulteriori ostacoli e pressioni alla comunicazione verbale.
L'A.IT.A – Federazione delle Associazioni Italiani afasici ha messo a punto un opuscolo informativo per fornire le informazioni base sulle afasie e su come vivere, relazionarsi e parlare, sì parlare, con le persone afasiche.
L'opuscolo, redatto dall'afasiologa di lungo corso Anna Basso ha per titolo: L'afasia – La persona afasica – La riabilitaizone.
Ho estratto alcune indicazioni:
Per parlare con una persona afasica
- mantenere sempre il contatto oculare
- parlare lentamente
- usare frasi brevi
- iniziare la frase dicendo di cosa si vuol parlare
- utilizzare tutti i canali di comunicazione: verbale, gestuale, mimico
- specificare se si vuole fare una domanda o altro
Quando si ascolta
- lasciare tempo
- non “mettere le parole in bocca”
- chiedere sempre conferma
- far notare eventuali incongruenze
- assumersi la responsabilità di non aver capito
Il Maestro Dario Fo, appena scomparso, simulò con il Grammelot il discorso di un afasico fluente in uno spot per AITA: