Di tanto in tanto qualcuno – pediatra, insegnante, ricercatore, psicologo, pedagogista, ecc. - si sveglia e invoca a gran voce da qualche giornale: “Basta cellulari ai bambini!”, “sono pericolosi!!”, “fanno male!!”
A quali rischi andrebbero incontro i bambini: vita sedentaria, difficoltà di attenzione, disturbi del sonno, aggressività, isolamento sociale, cyberbullismo.
Di tutto questo non ci sono prove nella letteratura scientifica.
Immaginiamo per un attimo questa situazione: rimane in classe a ricreazione, rimane da solo al suo banco, un dito e via da una pagina all'altra, non ascolta se lo chiami, reagisce male quando glielo strappi dalle mani, qualche compagno entra e lo strattona o lo sbeffeggia, poi a casa lo riprende, lo porta anche a letto e così si addormenta tardi.
Maledetti cellulari!
E se quel bambino avesse un libro?
Cosa cambia da un telefono a un tablet a un libro a un lettore di ebook?
Cambia la nostra reazione?
Di sicuro dai 40 anni in poi ciascuno dovrebbe astenersi da un giudizio sulle nuove tecnologie se non è ben informato o lavora in quel campo
1. Tutto quello che è al mondo quando nasci è normale
2. Tutto quello che viene inventato da allora ai tuoi 30 anni è incredibilmente eccitante e innovativo e con un po' di fortuna potresti farne una carriera;
3. Tutto quello che viene inventato dopo i tuoi 30 anni è contro l’ordine naturale delle cose e l'inizio della fine della civiltà come lo conosciamo...
Douglas Adams
Oggi quelle digitali sono competenze indispensabili per stare con consapevolezza e positività nel mondo globale, per non subire i cambiamenti, per governarli e orientarli su prospettive utili al Paese. La natura dell’innovazione, della scuola e per la scuola, è quindi prima di tutto culturale.
Sono le parole della Ministra dell'Istruzione Valeria Fedeli che il 19 gennaio ha anticipato a Bologna i risultati del gruppo di lavoro sull'utilizzo di dispositivi personali mobili a scuola.
In quell'occasione è stato diffuso un decalogo di sintesi basato sulle evidenze e lungimirante
Non è compito del Ministero o della scuola decidere se i device sono bene o male, ma lo è insegnare ad usarli nel modo più utile e corretto. Per permettere a ogni ragazza e ogni ragazzo di avere esperienze sicure, libere e consapevoli, contrastando in modo positivo e attivo, non con divieti ma proprio con l’educazione, ogni tipo di dipendenza, anche dagli strumenti tecnologici. Voglio ribadire in ogni caso, che resta proibito, come stabilito dalla circolare del 2007 dell’allora Ministro Fioroni, l’uso personale di ogni tipo di dispositivo in classe, durante le lezioni, se non condiviso con i docenti a fini didattici.
Ecco i 10 punti del decalogo.
1. Ogni novità comporta cambiamenti.
Ogni cambiamento deve servire per migliorare l’apprendimento e il benessere delle studentesse e degli studenti e più in generale dell’intera comunità scolastica.
2. I cambiamenti non vanno rifiutati, ma compresi e utilizzati per il raggiungimento dei propri scopi.
Bisogna insegnare a usare bene e integrare nella didattica quotidiana i dispositivi, anche attraverso una loro regolamentazione. Proibire l’uso dei dispositivi a scuola non è la soluzione. A questo proposito ogni scuola adotta una Politica di Uso Accettabile (PUA) delle tecnologie digitali.
3. La scuola promuove le condizioni strutturali per l ’ uso delle tecnologie digitali.
Fornisce, per quanto possibile, i necessari servizi e l’indispensabile connettività, favorendo un uso responsabile dei dispositivi personali (BYOD). Le tecnologie digitali sono uno dei modi per sostenere il rinnovamento della scuola.
4. La scuola accoglie e promuove lo sviluppo del digitale nella didattica.
La presenza delle tecnologie digitali costituisce una sfida e un’opportunità per la didattica e per la cultura scolastica. Dirigenti e insegnanti attivi in questi campi sono il motore dell’innovazione. Occorre coinvolgere l’intera comunità scolastica anche attraverso la formazione e lo sviluppo professionale.
5. I dispositivi devono essere un mezzo, non un fine.
È la didattica che guida l’uso competente e responsabile dei dispositivi. Non basta sviluppare le abilità tecniche, ma occorre sostenere lo sviluppo di una capacità critica e creativa.
6. L ’ uso dei dispositivi promuove l ’ autonomia delle studentesse e degli studenti.
È in atto una graduale transizione verso situazioni di apprendimento che valorizzano lo spirito d’iniziativa e la responsabilità di studentesse e gli studenti. Bisogna sostenere un approccio consapevole al digitale nonché la capacità d’uso critico delle fonti di informazione, anche in vista di un apprendimento lungo tutto l’arco della vita.
7. Il digitale nella didattica è una scelta: sta ai docenti introdurla e condurla in classe.
L’uso dei dispositivi in aula, siano essi analogici o digitali, è promosso dai docenti, nei modi e nei tempi che ritengono più opportuni.
8. Il digitale trasforma gli ambienti di apprendimento.
Le possibilità di apprendere sono ampliate, sia per la frequentazione di ambienti digitali e condivisi, sia per l’accesso alle informazioni, e grazie alla connessione continua con la classe. Occorre regolamentare le modalità e i tempi dell’uso e del non uso, anche per imparare a riconoscere e a mantenere separate le dimensioni del privato e del pubblico.
9. Rafforzare la comunità scolastica e l ’ alleanza educativa con le famiglie.
È necessario che l’alleanza educativa tra scuola e famiglia si estenda alle questioni relative all’uso dei dispositivi personali. Le tecnologie digitali devono essere funzionali a questa collaborazione.
Lo scopo condiviso è promuovere la crescita di cittadini autonomi e responsabili.
10. Educare alla cittadinanza digitale è un dovere per la scuola.
Formare i futuri cittadini della società della conoscenza significa educare alla partecipazione responsabile, all’uso critico delle tecnologie, alla consapevolezza e alla costruzione delle proprie competenze in un mondo sempre più connesso.
Quali sono i risultati scientifici più rilevanti sull'uso dei cellulari da parte di bambini e adolescenti?
Continuare la lettura sul blog: “Te lo buco quel cellulare!”
A quali rischi andrebbero incontro i bambini: vita sedentaria, difficoltà di attenzione, disturbi del sonno, aggressività, isolamento sociale, cyberbullismo.
Di tutto questo non ci sono prove nella letteratura scientifica.
Immaginiamo per un attimo questa situazione: rimane in classe a ricreazione, rimane da solo al suo banco, un dito e via da una pagina all'altra, non ascolta se lo chiami, reagisce male quando glielo strappi dalle mani, qualche compagno entra e lo strattona o lo sbeffeggia, poi a casa lo riprende, lo porta anche a letto e così si addormenta tardi.
Maledetti cellulari!
E se quel bambino avesse un libro?
Cosa cambia da un telefono a un tablet a un libro a un lettore di ebook?
Cambia la nostra reazione?
Di sicuro dai 40 anni in poi ciascuno dovrebbe astenersi da un giudizio sulle nuove tecnologie se non è ben informato o lavora in quel campo
1. Tutto quello che è al mondo quando nasci è normale
2. Tutto quello che viene inventato da allora ai tuoi 30 anni è incredibilmente eccitante e innovativo e con un po' di fortuna potresti farne una carriera;
3. Tutto quello che viene inventato dopo i tuoi 30 anni è contro l’ordine naturale delle cose e l'inizio della fine della civiltà come lo conosciamo...
Douglas Adams
Oggi quelle digitali sono competenze indispensabili per stare con consapevolezza e positività nel mondo globale, per non subire i cambiamenti, per governarli e orientarli su prospettive utili al Paese. La natura dell’innovazione, della scuola e per la scuola, è quindi prima di tutto culturale.
Sono le parole della Ministra dell'Istruzione Valeria Fedeli che il 19 gennaio ha anticipato a Bologna i risultati del gruppo di lavoro sull'utilizzo di dispositivi personali mobili a scuola.
In quell'occasione è stato diffuso un decalogo di sintesi basato sulle evidenze e lungimirante
Non è compito del Ministero o della scuola decidere se i device sono bene o male, ma lo è insegnare ad usarli nel modo più utile e corretto. Per permettere a ogni ragazza e ogni ragazzo di avere esperienze sicure, libere e consapevoli, contrastando in modo positivo e attivo, non con divieti ma proprio con l’educazione, ogni tipo di dipendenza, anche dagli strumenti tecnologici. Voglio ribadire in ogni caso, che resta proibito, come stabilito dalla circolare del 2007 dell’allora Ministro Fioroni, l’uso personale di ogni tipo di dispositivo in classe, durante le lezioni, se non condiviso con i docenti a fini didattici.
Ecco i 10 punti del decalogo.
1. Ogni novità comporta cambiamenti.
Ogni cambiamento deve servire per migliorare l’apprendimento e il benessere delle studentesse e degli studenti e più in generale dell’intera comunità scolastica.
2. I cambiamenti non vanno rifiutati, ma compresi e utilizzati per il raggiungimento dei propri scopi.
Bisogna insegnare a usare bene e integrare nella didattica quotidiana i dispositivi, anche attraverso una loro regolamentazione. Proibire l’uso dei dispositivi a scuola non è la soluzione. A questo proposito ogni scuola adotta una Politica di Uso Accettabile (PUA) delle tecnologie digitali.
3. La scuola promuove le condizioni strutturali per l ’ uso delle tecnologie digitali.
Fornisce, per quanto possibile, i necessari servizi e l’indispensabile connettività, favorendo un uso responsabile dei dispositivi personali (BYOD). Le tecnologie digitali sono uno dei modi per sostenere il rinnovamento della scuola.
4. La scuola accoglie e promuove lo sviluppo del digitale nella didattica.
La presenza delle tecnologie digitali costituisce una sfida e un’opportunità per la didattica e per la cultura scolastica. Dirigenti e insegnanti attivi in questi campi sono il motore dell’innovazione. Occorre coinvolgere l’intera comunità scolastica anche attraverso la formazione e lo sviluppo professionale.
5. I dispositivi devono essere un mezzo, non un fine.
È la didattica che guida l’uso competente e responsabile dei dispositivi. Non basta sviluppare le abilità tecniche, ma occorre sostenere lo sviluppo di una capacità critica e creativa.
6. L ’ uso dei dispositivi promuove l ’ autonomia delle studentesse e degli studenti.
È in atto una graduale transizione verso situazioni di apprendimento che valorizzano lo spirito d’iniziativa e la responsabilità di studentesse e gli studenti. Bisogna sostenere un approccio consapevole al digitale nonché la capacità d’uso critico delle fonti di informazione, anche in vista di un apprendimento lungo tutto l’arco della vita.
7. Il digitale nella didattica è una scelta: sta ai docenti introdurla e condurla in classe.
L’uso dei dispositivi in aula, siano essi analogici o digitali, è promosso dai docenti, nei modi e nei tempi che ritengono più opportuni.
8. Il digitale trasforma gli ambienti di apprendimento.
Le possibilità di apprendere sono ampliate, sia per la frequentazione di ambienti digitali e condivisi, sia per l’accesso alle informazioni, e grazie alla connessione continua con la classe. Occorre regolamentare le modalità e i tempi dell’uso e del non uso, anche per imparare a riconoscere e a mantenere separate le dimensioni del privato e del pubblico.
9. Rafforzare la comunità scolastica e l ’ alleanza educativa con le famiglie.
È necessario che l’alleanza educativa tra scuola e famiglia si estenda alle questioni relative all’uso dei dispositivi personali. Le tecnologie digitali devono essere funzionali a questa collaborazione.
Lo scopo condiviso è promuovere la crescita di cittadini autonomi e responsabili.
10. Educare alla cittadinanza digitale è un dovere per la scuola.
Formare i futuri cittadini della società della conoscenza significa educare alla partecipazione responsabile, all’uso critico delle tecnologie, alla consapevolezza e alla costruzione delle proprie competenze in un mondo sempre più connesso.
Quali sono i risultati scientifici più rilevanti sull'uso dei cellulari da parte di bambini e adolescenti?
Continuare la lettura sul blog: “Te lo buco quel cellulare!”