“Te lo buco quel cellulare!” I dispositivi digitali: tra soliti allarmi e indicazioni documentate.22/1/2018
![]() Di tanto in tanto qualcuno – pediatra, insegnante, ricercatore, psicologo, pedagogista, ecc. - si sveglia e invoca a gran voce da qualche giornale: “Basta cellulari ai bambini!”, “sono pericolosi!!”, “fanno male!!” A quali rischi andrebbero incontro i bambini: vita sedentaria, difficoltà di attenzione, disturbi del sonno, aggressività, isolamento sociale, cyberbullismo. Di tutto questo non ci sono prove nella letteratura scientifica. Immaginiamo per un attimo questa situazione: rimane in classe a ricreazione, rimane da solo al suo banco, un dito e via da una pagina all'altra, non ascolta se lo chiami, reagisce male quando glielo strappi dalle mani, qualche compagno entra e lo strattona o lo sbeffeggia, poi a casa lo riprende, lo porta anche a letto e così si addormenta tardi. Maledetti cellulari! E se quel bambino avesse un libro? Cosa cambia da un telefono a un tablet a un libro a un lettore di ebook? Cambia la nostra reazione? Di sicuro dai 40 anni in poi ciascuno dovrebbe astenersi da un giudizio sulle nuove tecnologie se non è ben informato o lavora in quel campo 1. Tutto quello che è al mondo quando nasci è normale 2. Tutto quello che viene inventato da allora ai tuoi 30 anni è incredibilmente eccitante e innovativo e con un po' di fortuna potresti farne una carriera; 3. Tutto quello che viene inventato dopo i tuoi 30 anni è contro l’ordine naturale delle cose e l'inizio della fine della civiltà come lo conosciamo... Douglas Adams Oggi quelle digitali sono competenze indispensabili per stare con consapevolezza e positività nel mondo globale, per non subire i cambiamenti, per governarli e orientarli su prospettive utili al Paese. La natura dell’innovazione, della scuola e per la scuola, è quindi prima di tutto culturale. Sono le parole della Ministra dell'Istruzione Valeria Fedeli che il 19 gennaio ha anticipato a Bologna i risultati del gruppo di lavoro sull'utilizzo di dispositivi personali mobili a scuola. In quell'occasione è stato diffuso un decalogo di sintesi basato sulle evidenze e lungimirante Non è compito del Ministero o della scuola decidere se i device sono bene o male, ma lo è insegnare ad usarli nel modo più utile e corretto. Per permettere a ogni ragazza e ogni ragazzo di avere esperienze sicure, libere e consapevoli, contrastando in modo positivo e attivo, non con divieti ma proprio con l’educazione, ogni tipo di dipendenza, anche dagli strumenti tecnologici. Voglio ribadire in ogni caso, che resta proibito, come stabilito dalla circolare del 2007 dell’allora Ministro Fioroni, l’uso personale di ogni tipo di dispositivo in classe, durante le lezioni, se non condiviso con i docenti a fini didattici. Ecco i 10 punti del decalogo. 1. Ogni novità comporta cambiamenti. Ogni cambiamento deve servire per migliorare l’apprendimento e il benessere delle studentesse e degli studenti e più in generale dell’intera comunità scolastica. 2. I cambiamenti non vanno rifiutati, ma compresi e utilizzati per il raggiungimento dei propri scopi. Bisogna insegnare a usare bene e integrare nella didattica quotidiana i dispositivi, anche attraverso una loro regolamentazione. Proibire l’uso dei dispositivi a scuola non è la soluzione. A questo proposito ogni scuola adotta una Politica di Uso Accettabile (PUA) delle tecnologie digitali. 3. La scuola promuove le condizioni strutturali per l ’ uso delle tecnologie digitali. Fornisce, per quanto possibile, i necessari servizi e l’indispensabile connettività, favorendo un uso responsabile dei dispositivi personali (BYOD). Le tecnologie digitali sono uno dei modi per sostenere il rinnovamento della scuola. 4. La scuola accoglie e promuove lo sviluppo del digitale nella didattica. La presenza delle tecnologie digitali costituisce una sfida e un’opportunità per la didattica e per la cultura scolastica. Dirigenti e insegnanti attivi in questi campi sono il motore dell’innovazione. Occorre coinvolgere l’intera comunità scolastica anche attraverso la formazione e lo sviluppo professionale. 5. I dispositivi devono essere un mezzo, non un fine. È la didattica che guida l’uso competente e responsabile dei dispositivi. Non basta sviluppare le abilità tecniche, ma occorre sostenere lo sviluppo di una capacità critica e creativa. 6. L ’ uso dei dispositivi promuove l ’ autonomia delle studentesse e degli studenti. È in atto una graduale transizione verso situazioni di apprendimento che valorizzano lo spirito d’iniziativa e la responsabilità di studentesse e gli studenti. Bisogna sostenere un approccio consapevole al digitale nonché la capacità d’uso critico delle fonti di informazione, anche in vista di un apprendimento lungo tutto l’arco della vita. 7. Il digitale nella didattica è una scelta: sta ai docenti introdurla e condurla in classe. L’uso dei dispositivi in aula, siano essi analogici o digitali, è promosso dai docenti, nei modi e nei tempi che ritengono più opportuni. 8. Il digitale trasforma gli ambienti di apprendimento. Le possibilità di apprendere sono ampliate, sia per la frequentazione di ambienti digitali e condivisi, sia per l’accesso alle informazioni, e grazie alla connessione continua con la classe. Occorre regolamentare le modalità e i tempi dell’uso e del non uso, anche per imparare a riconoscere e a mantenere separate le dimensioni del privato e del pubblico. 9. Rafforzare la comunità scolastica e l ’ alleanza educativa con le famiglie. È necessario che l’alleanza educativa tra scuola e famiglia si estenda alle questioni relative all’uso dei dispositivi personali. Le tecnologie digitali devono essere funzionali a questa collaborazione. Lo scopo condiviso è promuovere la crescita di cittadini autonomi e responsabili. 10. Educare alla cittadinanza digitale è un dovere per la scuola. Formare i futuri cittadini della società della conoscenza significa educare alla partecipazione responsabile, all’uso critico delle tecnologie, alla consapevolezza e alla costruzione delle proprie competenze in un mondo sempre più connesso. Quali sono i risultati scientifici più rilevanti sull'uso dei cellulari da parte di bambini e adolescenti? Continuare la lettura sul blog: “Te lo buco quel cellulare!” ![]() All’intervallo spesso sto solo. Tanto dura solo dieci minuti. Loro parlano di gruppi musicali nuovi e di fidanzati. Ho provato un giorno a conversare con loro sulla teoria dei buchi bianchi e neri, ma mi hanno riso in faccia. Margherita soffre, è emotiva, ipersensibile, incostante. Inizia una gran quantità di progetti, li prende e li lascia, difficilmente li porta a termine, si sente frustrata ed è quasi sempre insoddisfatta. È ipercritica e si giudica un’incapace. Spesso mi soffermo a chiedermi se questa sua dote, queste sue elevate capacità cognitive siano state presenti dalla nascita o si siano sviluppate come forma di adattamento, come risposta alla sordità, ma la risposta non è poi così importante. Ciò che conta veramente è che questa è la storia di Francesca, la storia della mia bambina nata tre volte Poi è cominciata la scuola elementare. Nel comportamento avevo il massimo dei voti: dieci. I miei quaderni sembravano stampati, perché ci tenevo a essere precisa. La mia passione erano le operazioni matematiche e l’arte. Ogni cosa la traducevo sotto forma di numeri o di sigle. Due anni fa ho tentato il suicidio. Non riuscivo più a dare un senso alla mia esistenza. Avrei voluto gridare al mondo che io non volevo essere l’amica di tutti, pronta ad aiutare chiunque, la studentessa modello, adeguata al gruppo, pronta a ridere e scherzare su cose che neanche seguivo o mi interessavano. Ho una famiglia meravigliosa che mi è vicino. Li vedo confusi e spaventati. Anche loro non riescono a capire. Mi hanno portato da ogni specialista possibile, ma sembrava che nessuno avesse una risposta convincente. Mi sono convinta a poco a poco che avessi un disturbo. [...] Adesso io so che sono plusdotata. Sono alcuni estratti dal libro Ad alto potenziale. Storie di bambini plusdotati, a cura di Viviana Castelli, Antonella Torriani, Simona Spinelli e Rossella Meloni dell'Associazione Step-net. Tanti, troppi, sono i falsi miti che circondano i bambini gifted e le loro famiglie; Step-net si è impegnata a sfatarli, perché i bambini e i ragazzi gifted non sono geni, non sono fenomeni, sono anzitutto bambini e ragazzi. Farfalle di cristallo, tanto intelligenti quanto sensibili, fragili e spesso non capiti. La plusdotazione cognitiva (o alto potenziale cognitivo) è caratterizzata da: intelligenza superiore alla media; abilità scolastiche (ad es., lettura) superiori alla media; elevata motivazione ad apprendere e ad approfondire argomenti specifici; creatività in più aspetti; atteggiamenti direttivi; asincronia tra le abilità cognitive e le abilità emotive. A questi aspetti, possono esserne associati altri: distraibilità; linguaggio iperfluente; apparente disorganizzazione; necessità di iniziare più attività contemporanee; bassa tolleranza a rimanere su compiti facili o ripetitivi; estrema sensibilità alle critiche; iperattività e ridotto bisogno di dormire. Tanto maggiore è l'asincronia tra abilità cognitive e emotive, tanto più gli aspetti comportamentali critici possono risultare amplificati ed essere segnali di disagio. Il disagio può manifestarsi a casa, a scuola, nelle attività sportive e ricreative e nelle relazioni con i coetanei. L'identificazione della plusdotazione cognitiva rappresenta il primo passo per dare significato alle peculiarità osservate dalla famiglia, per accrescere la consapevolezza del/la bambino/a, adolescente, adulto/a, per attivare percorsi educativi personalizzati, per pianificare attività di arricchimento e per prendersi cura eventualmente del disagio psicologico. Il libro fornisce gli strumenti per riconoscersi nelle storie raccontate, per dare senso a tanti comportamenti e per non sentirsi isolati. L'associazione poi è impegnata a dare informazioni, indicazioni e supporto affinché le famiglie possano muoversi tra scuola, specialisti, attività e formazione. L'Associazione Step-net ha referenti in quasi tutte le regioni . Buona lettura! |
ScopoDescrizione dei disturbi neuropsicologici e dello sviluppo, con indicazioni pratiche. Archivio
Aprile 2019
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