La plusdotazione si riferisce ad abilità superiori alla norma mostrate da un bambino o da un adulto.
Il talento si riferisce all'eccellenza in una particolare abilità, ad es. la musica, la memoria, il disegno.
Si tratta in entrambi i casi di doti che emergono precocemente nello sviluppo evolutivo e che spesso sono scambiate per disturbi o problemi.
La plusdotazione cognitiva (o alto potenziale cognitivo) è caratterizzata da: intelligenza superiore alla media; abilità scolastiche (ad es., lettura) superiori alla media; elevata motivazione ad apprendere e ad approfondire argomenti specifici; creatività in più aspetti; atteggiamenti direttivi; asincronia tra le abilità cognitive e le abilità emotive.
A questi aspetti, tipicamente ne sono associati altri, interpretati spesso in chiave negativa: distraibilità; linguaggio iperfluente; apparente disorganizzazione; necessità di iniziare più attività contemporanee; bassa tolleranza a rimanere su compiti facili o ripetitivi; estrema sensibilità alle critiche; iperattività e ridotto bisogno di dormire.
Tanto maggiore è l'asincronia tra abilità cognitive e emotive, tanto più gli aspetti comportamentali critici possono risultare amplificati ed essere segnali di disagio.
È così che molti bambini (più che gli adulti) plusdotati vengono segnalati per disturbo da disattenzione con ipertattività, disturbo oppositivo-provocatorio, disturbi dell'umore.
Tali disturbi possono essere comunque presenti, con la stessa probabilità che si osserva nei bambini con intelligenza nella media o inferiore alla media ma è importante che ne sia identificata la natura, tenendo conto di tutto il profilo cognitivo-comportamentale. L'esame del livello intellettivo è cruciale: intervenire sull'iperattività e non sull'asincronia cognitivo-affettiva, aumenterà il disadattamento del bambino plusdotato.
L'esame neuropsicologico permette anche di identificare eventuali disturbi di apprendimento (dislessia, disgrafia,...) che pure possono essere presenti nel bambino plusdotato, accentuando l'asincronia tra le varie abilità.
Alcuni pregiudizi sulla plusdotazione, che hanno conseguenze molto negative sulla crescita e sull'adattamento sono i seguenti:
- il bambino plusdotato si deve adattare a quello che fanno i suoi compagni di classe e i suoi coetanei;
- il bambino plusdotato non deve essere sovraccaricato con compiti e attività extra;
- il bambino plusdotato non deve essere messo al corrente delle sue abilità eccezionali;
- il bambino plusdotato non ha bisogno di essere aiutato.
Non è così, il bambino plusdotato ha già una percezione di sé diverso dagli altri ma questa ha spesso una valenza negativa ("ho qualcosa che non va"): renderlo consapevole (e rendere consapevole la famiglia) delle sue doti è il primo passo da compiere. Il secondo passo è quello di attivare tutta una serie di strategie per rendere meno sofferta al bambino plusdotato la permanenza in classe tra i compagni e gli insegnanti.
Le strategie educative che si sono dimostrate più efficaci per i bambini plusdotati sono:
- l'accelerazione, che prevede il salto di uno o più anni scolastici;
- il raggruppamento, che prevede la formazione di piccoli gruppi di bambini di pari abilità selezionati in tutto l'istituto per progetti di didattica differenziata;
- l'arricchimento, che prevede la programmazione di approfondimenti e attività diversificate nel contesto scolastico (ad es., schede, altri libri integrativi) ed extrascolastico (ad es., attività creative, laboratori con bambini più grandi,...).
La scelta delle strategie più adeguate è individuale e dev'essere formulata in base alle caratterisitiche di ciascun bambino e in relazione ai suoi contesti di vita.
L'applicazione delle strategie è invece collettiva e richiede la partecipazione e la collaborazione di tutte le persone coinvolte (genitori, insegnanti, psicologi,...).
La distribuzione dei quozienti intellettivi nella popolazione generale (il valore della media è 100):
Il talento si riferisce all'eccellenza in una particolare abilità, ad es. la musica, la memoria, il disegno.
Si tratta in entrambi i casi di doti che emergono precocemente nello sviluppo evolutivo e che spesso sono scambiate per disturbi o problemi.
La plusdotazione cognitiva (o alto potenziale cognitivo) è caratterizzata da: intelligenza superiore alla media; abilità scolastiche (ad es., lettura) superiori alla media; elevata motivazione ad apprendere e ad approfondire argomenti specifici; creatività in più aspetti; atteggiamenti direttivi; asincronia tra le abilità cognitive e le abilità emotive.
A questi aspetti, tipicamente ne sono associati altri, interpretati spesso in chiave negativa: distraibilità; linguaggio iperfluente; apparente disorganizzazione; necessità di iniziare più attività contemporanee; bassa tolleranza a rimanere su compiti facili o ripetitivi; estrema sensibilità alle critiche; iperattività e ridotto bisogno di dormire.
Tanto maggiore è l'asincronia tra abilità cognitive e emotive, tanto più gli aspetti comportamentali critici possono risultare amplificati ed essere segnali di disagio.
È così che molti bambini (più che gli adulti) plusdotati vengono segnalati per disturbo da disattenzione con ipertattività, disturbo oppositivo-provocatorio, disturbi dell'umore.
Tali disturbi possono essere comunque presenti, con la stessa probabilità che si osserva nei bambini con intelligenza nella media o inferiore alla media ma è importante che ne sia identificata la natura, tenendo conto di tutto il profilo cognitivo-comportamentale. L'esame del livello intellettivo è cruciale: intervenire sull'iperattività e non sull'asincronia cognitivo-affettiva, aumenterà il disadattamento del bambino plusdotato.
L'esame neuropsicologico permette anche di identificare eventuali disturbi di apprendimento (dislessia, disgrafia,...) che pure possono essere presenti nel bambino plusdotato, accentuando l'asincronia tra le varie abilità.
Alcuni pregiudizi sulla plusdotazione, che hanno conseguenze molto negative sulla crescita e sull'adattamento sono i seguenti:
- il bambino plusdotato si deve adattare a quello che fanno i suoi compagni di classe e i suoi coetanei;
- il bambino plusdotato non deve essere sovraccaricato con compiti e attività extra;
- il bambino plusdotato non deve essere messo al corrente delle sue abilità eccezionali;
- il bambino plusdotato non ha bisogno di essere aiutato.
Non è così, il bambino plusdotato ha già una percezione di sé diverso dagli altri ma questa ha spesso una valenza negativa ("ho qualcosa che non va"): renderlo consapevole (e rendere consapevole la famiglia) delle sue doti è il primo passo da compiere. Il secondo passo è quello di attivare tutta una serie di strategie per rendere meno sofferta al bambino plusdotato la permanenza in classe tra i compagni e gli insegnanti.
Le strategie educative che si sono dimostrate più efficaci per i bambini plusdotati sono:
- l'accelerazione, che prevede il salto di uno o più anni scolastici;
- il raggruppamento, che prevede la formazione di piccoli gruppi di bambini di pari abilità selezionati in tutto l'istituto per progetti di didattica differenziata;
- l'arricchimento, che prevede la programmazione di approfondimenti e attività diversificate nel contesto scolastico (ad es., schede, altri libri integrativi) ed extrascolastico (ad es., attività creative, laboratori con bambini più grandi,...).
La scelta delle strategie più adeguate è individuale e dev'essere formulata in base alle caratterisitiche di ciascun bambino e in relazione ai suoi contesti di vita.
L'applicazione delle strategie è invece collettiva e richiede la partecipazione e la collaborazione di tutte le persone coinvolte (genitori, insegnanti, psicologi,...).
La distribuzione dei quozienti intellettivi nella popolazione generale (il valore della media è 100):