Marco ha 3 ½ anni, un linguaggio fluido e ottime abilità relazionali. Frequenta la scuola dell'infanzia ed è ben integrato con i compagni. Manifesta da circa un anno dei movimenti stereotipati con estensione di un braccio e contemporanea deviazione della testa e della bocca. Sono movimenti che durano da 5 a 10 secondi ma sono molto frequenti durante la giornata, soprattutto nei momenti di eccitazione o di noia. Non condizionano le varie attività quotidiane. La visita neurologica ha escluso che si tratti di epilessia o di un'altra condizione patologica. All'esame neuropsicologico, lo sviluppo cognitivo risulta nella norma. Più volte durante le prove di abilità, Marco ha manifestato i suoi movimenti in risposta alle approvazioni e ai complimenti.
Matteo ha 4 ½ anni, un linguaggio fluido e buone abilità relazionali. Frequenta il secondo anno di scuola dell'infanzia ed è ben integrato in classe ma i suoi comportamenti a volte non sono accettati dai compagni, che lo allontanano. Da circa due anni, Matteo manifesta dei movimenti stereotipati complessi che coinvolgono le braccia, le spalle e il viso. Accade diverse volte durante la giornata, soprattutto mentre guarda dei video. Marco fa anche fatica a restare a lungo su un gioco, è agitato e iperattivo. La visita neurologica ha escluso condizioni patologiche. L'esame neuropsicologico ha evidenziato uno sviluppo cognitivo nella norma ma difficoltà nell'attenzione e nel comportamento. I genitori sono stati istruiti su come agire quando si manifestano i movimenti stereotipati e Matteo inizierà un intervento di neuropsicomotricità.
Con il termine stereotipie s'intende un'ampia varietà di schemi di movimento ripetitivi che sono attuati senza intenzionalità né consapevolezza.
Possono essere movimenti semplici (battere o scuotere le mani, strofinare pollice e indice, tossire, annusare) oppure più complessi e in questo caso coinvolgono più parti del corpo oppure oggetti (fissare un oggetto o le proprie dita mentre si fanno fluttuare davanti al viso, battere o mordere una penna).
Si tratta di movimenti che possono essere presenti a tutte le età, in presenza o assenza di condizioni neurologiche o neuropsicologiche. Possono essere interrotti da un rumore o da un altro stimolo sensoriale. Creano disagio in chi li osserva e possono dare origine a stigma, che comporta ad es. l'isolamento in classe del bambino o la sua derisione.
I movimenti stereotipati possono durare da qualche secondo ad alcuni minuti, hanno una frequenza pluriquotidiana e si intensificano nei momenti di tensione, stanchezza, noia o eccitazione.
Nei bambini l'esordio avviene tipicamente tra i due e i tre anni. Si differenziano dai tic, che esordiscono tra i 5 e i 7 anni, hanno una durata più breve e seguono schemi meno rigidi.
È importante distinguere i movimenti stereotipati primari da quelli secondari, che sono associati a condizioni neurologiche, genetiche o neuropsicologiche o a disturbi del neurosviluppo. Tali movimenti, difatti, possono rappresentare un criterio di diagnosi dell'autismo, sono associati alle disabilità intellettive, si osservano anche negli adulti a seguito di lesioni e traumi cerebrali che coinvolgono i lobi frontali e nelle malattie degenerative. In questi casi, possono manifestarsi con una maggiore gravità e richiedere una supervisione. Le stereotipie secondarie possono essere osservate anche nei bambini con disturbo da deficit di attenzione-iperattività, ipovisione, ipoacusia, disturbo ossessivo-compulsivo e disturbi di apprendimento.
I movimenti stereotipati primari non sono associati a un'altra condizione clinica e si possono osservare in circa il 20% di bambini con uno sviluppo cognitivo normale.
Si dividono in 3 gruppi:
- semplici (ad es. suzione del pollice, dondolamento, tamburellamento con le dita);
- atipici (ad es., movimenti ritmici del capo);
- complessi (ad es., movimenti complessi della mano e del braccio che accompagnano particolari posture del corpo).
Le stereotipie primarie, se persistono oltre l'età evolutiva, possono modificarsi. Devono però essere differenziate dalle abitudini acquisite.
Cosa si può fare?
Dopo aver accertato che si tratta di movimenti stereotipati primari nell'ambito di uno sviluppo cognitivo nella norma, può essere attuato un intervento comportamentale che coinvolga il bambino e la famiglia.
Tale intervento è basato su due aspetti:
- dare consapevolezza delle stereotipie che, essendo automatiche, sfuggono alla volontà;
- rinforzare positivamente l'interruzione delle stereotipie stesse, man mano che il bambino diventa via via più consapevole.
Si tratta di applicare a casa delle strategie comportamentali definite da una serie di istruzioni.
Mirco è un bambino di quasi sei anni, con un linguaggio molto fluido e ricco. Sta per finire la scuola dell'infanzia. Si relaziona bene con i coetanei e pratica sport. Manifesta da circa tre anni dei movimenti stereotipati complessi delle braccia, delle spalle e della testa. Sono movimenti che durano meno di 10 secondi, sono pluriquotidiani e si manifestano quando Mirco è eccitato, in attesa di un evento o nelle pause delle varie attività. All'esame neuropsicologico, lo sviluppo cognitivo risulta nella norma. Durante l'esame Mirco ha manifestato ripetutamente i suoi movimenti tra una prova e l'altra.
I genitori, assieme a Mirco, iniziano ad applicare le strategie comportamentali, seguendo le istruzioni fornite.
Dopo sei mesi i movimenti stereotipati si sono quasi del tutto ridotti e Mirco ne è diventato consapevole e ci scherza su. Durante l'esame di controllo, le stereotipie si manifestano solo quando Mirco è messo sotto stress ma è ormai anche in grado di interromperle.
Per avere informazioni sulla diagnosi e sul percorso di supporto - che può comprendere psicomotricità, intervento comportamentale individuale, supporto alla famiglia per la gestione, indicazioni per la scuola - si può fare riferimento a specialisti neuropsichiatri infantili e psicologi del distretto sanitario di riferimento oppure presso i centri diagnostici accreditati per l'età evolutiva.
Matteo ha 4 ½ anni, un linguaggio fluido e buone abilità relazionali. Frequenta il secondo anno di scuola dell'infanzia ed è ben integrato in classe ma i suoi comportamenti a volte non sono accettati dai compagni, che lo allontanano. Da circa due anni, Matteo manifesta dei movimenti stereotipati complessi che coinvolgono le braccia, le spalle e il viso. Accade diverse volte durante la giornata, soprattutto mentre guarda dei video. Marco fa anche fatica a restare a lungo su un gioco, è agitato e iperattivo. La visita neurologica ha escluso condizioni patologiche. L'esame neuropsicologico ha evidenziato uno sviluppo cognitivo nella norma ma difficoltà nell'attenzione e nel comportamento. I genitori sono stati istruiti su come agire quando si manifestano i movimenti stereotipati e Matteo inizierà un intervento di neuropsicomotricità.
Con il termine stereotipie s'intende un'ampia varietà di schemi di movimento ripetitivi che sono attuati senza intenzionalità né consapevolezza.
Possono essere movimenti semplici (battere o scuotere le mani, strofinare pollice e indice, tossire, annusare) oppure più complessi e in questo caso coinvolgono più parti del corpo oppure oggetti (fissare un oggetto o le proprie dita mentre si fanno fluttuare davanti al viso, battere o mordere una penna).
Si tratta di movimenti che possono essere presenti a tutte le età, in presenza o assenza di condizioni neurologiche o neuropsicologiche. Possono essere interrotti da un rumore o da un altro stimolo sensoriale. Creano disagio in chi li osserva e possono dare origine a stigma, che comporta ad es. l'isolamento in classe del bambino o la sua derisione.
I movimenti stereotipati possono durare da qualche secondo ad alcuni minuti, hanno una frequenza pluriquotidiana e si intensificano nei momenti di tensione, stanchezza, noia o eccitazione.
Nei bambini l'esordio avviene tipicamente tra i due e i tre anni. Si differenziano dai tic, che esordiscono tra i 5 e i 7 anni, hanno una durata più breve e seguono schemi meno rigidi.
È importante distinguere i movimenti stereotipati primari da quelli secondari, che sono associati a condizioni neurologiche, genetiche o neuropsicologiche o a disturbi del neurosviluppo. Tali movimenti, difatti, possono rappresentare un criterio di diagnosi dell'autismo, sono associati alle disabilità intellettive, si osservano anche negli adulti a seguito di lesioni e traumi cerebrali che coinvolgono i lobi frontali e nelle malattie degenerative. In questi casi, possono manifestarsi con una maggiore gravità e richiedere una supervisione. Le stereotipie secondarie possono essere osservate anche nei bambini con disturbo da deficit di attenzione-iperattività, ipovisione, ipoacusia, disturbo ossessivo-compulsivo e disturbi di apprendimento.
I movimenti stereotipati primari non sono associati a un'altra condizione clinica e si possono osservare in circa il 20% di bambini con uno sviluppo cognitivo normale.
Si dividono in 3 gruppi:
- semplici (ad es. suzione del pollice, dondolamento, tamburellamento con le dita);
- atipici (ad es., movimenti ritmici del capo);
- complessi (ad es., movimenti complessi della mano e del braccio che accompagnano particolari posture del corpo).
Le stereotipie primarie, se persistono oltre l'età evolutiva, possono modificarsi. Devono però essere differenziate dalle abitudini acquisite.
Cosa si può fare?
Dopo aver accertato che si tratta di movimenti stereotipati primari nell'ambito di uno sviluppo cognitivo nella norma, può essere attuato un intervento comportamentale che coinvolga il bambino e la famiglia.
Tale intervento è basato su due aspetti:
- dare consapevolezza delle stereotipie che, essendo automatiche, sfuggono alla volontà;
- rinforzare positivamente l'interruzione delle stereotipie stesse, man mano che il bambino diventa via via più consapevole.
Si tratta di applicare a casa delle strategie comportamentali definite da una serie di istruzioni.
Mirco è un bambino di quasi sei anni, con un linguaggio molto fluido e ricco. Sta per finire la scuola dell'infanzia. Si relaziona bene con i coetanei e pratica sport. Manifesta da circa tre anni dei movimenti stereotipati complessi delle braccia, delle spalle e della testa. Sono movimenti che durano meno di 10 secondi, sono pluriquotidiani e si manifestano quando Mirco è eccitato, in attesa di un evento o nelle pause delle varie attività. All'esame neuropsicologico, lo sviluppo cognitivo risulta nella norma. Durante l'esame Mirco ha manifestato ripetutamente i suoi movimenti tra una prova e l'altra.
I genitori, assieme a Mirco, iniziano ad applicare le strategie comportamentali, seguendo le istruzioni fornite.
Dopo sei mesi i movimenti stereotipati si sono quasi del tutto ridotti e Mirco ne è diventato consapevole e ci scherza su. Durante l'esame di controllo, le stereotipie si manifestano solo quando Mirco è messo sotto stress ma è ormai anche in grado di interromperle.
Per avere informazioni sulla diagnosi e sul percorso di supporto - che può comprendere psicomotricità, intervento comportamentale individuale, supporto alla famiglia per la gestione, indicazioni per la scuola - si può fare riferimento a specialisti neuropsichiatri infantili e psicologi del distretto sanitario di riferimento oppure presso i centri diagnostici accreditati per l'età evolutiva.