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Raccolta di articoli e post

Alcuni bambini italiani hanno l'ADHD, come francesi e americani.

7/6/2015

 

"Quando il bambino fa qualcosa di positivo
poi gli viene rinfacciato per tutta la vita".
(dal video con Davide)

Un paio di settimane fa si è riproposto in rete un articolo del 2012, scritto da Marilyn Wedge per Psychology Today, non nuova a diffondere disinformazione sull'ADHD (in italiano DDAI - Disturbo da Deficit di Attenzione-Iperattività). L'articolo dal titolo Why French Kids Don't Have ADHD contiene proprio tante imprecisioni e torna ad accusare i genitori per il comportamento agitato dei propri figli.

L'unico dato certo dell'articolo è una tendenza a diverse prevalenze osservate negli Stati Uniti e, in generale, in Europa.
La premessa necessaria è che il
DDAI - ovunque lo si osservi - è di origine neurobiologica e si manifesta durante lo sviluppo del bambino. I sintomi devono comparire prima dei 12 anni ed essere osservati per almeno 6 mesi; possono essere caratterizzati prevalentemente da disturbi di attenzione oppure da iperattività e impulsività o infine da disattenzione-iperattività-impulsività in modo combinato.

Una recente revisione della letteratura scientifica, relativa agli ultimi circa 30 anni di ricerche (1985-2012), ha selezionato 154 studi condotti in tutto il mondo e ha stimato una prevalenza di circa il 9.5% (
Polanczyk G. e coll, 2015). Rispetto agli anni precedenti, tale prevalenza risulta aumentata (7.8% nel 2003), ma gli autori dimostrano come tale incremento sia dovuto esclusivamente ad una maggiore conoscenza del disturbo.

In Italia, la prevalenza di DDAI nei bambini e nei ragazzi della scuola primaria e secondaria va dall'1% al 3,51%, secondo i due studi regionali (Reali e coll. 2014, Donfrancesco e coll. 2014)
condotti dopo l'istituzione, nel 2007, del Registro Nazionale ADHD, presso l'Istituto Superiore di Sanità. Tali dati si riferiscono solo alla diagnosi effettuata dallo specialista, secondo i criteri definiti dal Registro e condivisi su tutto il territorio nazionale.
Una prima fonte di variabilità è proprio dovuta al fatto che alcuni studi utilizzano solo i dati di questionari compilati dai genitori o dagli insegnanti, che rappresentano una delle fasi diagnostiche ma non l'ultima.

Da noi, allora, ci sono meno bambini iperattivi? Probabilmente no, per due motivi: in primo luogo, è un disturbo ancora sottodiagnosticato; in secondo luogo, i bambini e i ragazzi che entrano in contatto con gli operatori clinici sono seguiti durante e dopo la fase di diagnosi, per almeno un anno, che si arrivi alla diagnosi di DDAI oppure no, oppure ad altra diagnosi, e questo tempo di osservazione permette di identificare meglio i sintomi (accurata diagnosi differenziale), di attuare e tracciare eventuali vie d'intervento.
I dati di prevalenza possono essere confrontati solo se sono stati stimati con metodi omogenei, altrimenti devono essere evidenziate le debolezze metodologiche, senza attribuire le divergenze a fattori magici ...di utilità (per il proprio marketing ad esempio).

                                                                                  "Cercate di essere voi il Direttore d'orchestra
                                                                                                           che serve a chi non lo ha".


A conclusione del processo diagnostico - che richiede una visita neuropsichiatrica e un esame neuropsicologico -, devono essere attivati i percorsi educativi (per alcuni bambini l'apprendimento a scuola deve essere mediato dall'insegnante di sostegno), riabilitativi (training attentivi e interventi comportamentali), farmacologici (con i due farmaci disponibili in Italia, somministrati e controllati dai Centri di riferimento, che fanno capo al Registro Nazionale: metilfenidato e atomoxetina).

L'educazione e il supporto alle famiglie devono accompagnare ogni percorso e sono garantiti dai Centri di riferimento oppure da due associazioni:
- l'Associazione Italiana Famiglie ADHD, che gestisce un sito web ricco di notizie scientifiche (da leggere i Miti e la Realtà sul disturbo), indicazioni per genitori e insegnanti (Informazioni) e consigli pratici per la vita quotidiana;
- l'AIDAI - Associazione Italiana Disturbi Attenzione e Iperattività, formata da operatori esperti che promuovono lo sviluppo e la diffusione delle conoscenze sul disturbo.


"Tanti possono trattarti male, tanti possono snobbarti, tanti possono anche capirti, che questa qui è una bella cosa".
Davide, 15 anni, si racconta "Non so se avete capito, io sono iperattivo, ecco perché parlo qua", nel video Un'orchestra senza direttore: dentro il deficit di attenzione e iperattività.

"Spero che tutto questo duri. Perché la vita con Steve è come un salto nel vuoto, non sai mai se cadrai in piedi o sbatterai la faccia a terra". Dal film Mommy.














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    Descrizione dei disturbi neuropsicologici e dello sviluppo, con indicazioni pratiche.

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