Notizie che non trovi perché non sono spaventevoli
Ancora dati che provano che disconnettersi dai social per una settimana non ha alcun effetto psicologico positivo: è stata pubblicata una revisione sistematica e metanalisi che mette insieme le poche ricerche decenti sul tema - 13 hanno superato la selezione - condotte su persone adulte staccatesi dai social per una settimana o più (massimo 4). Ebbene la disconnessione temporanea non funziona. Non è questa la soluzione se si vuole stare meglio. Non è questo l'inganno da accettare per non pretendere interventi più efficaci a livello psicologico, sociale e economico. Tuttavia, si tratta di risultati che si discostano dalla narrazione allarmistica sui social media e, pertanto, non fa notizia e non sono commentati dal gruppo di opinionisti pubblici esperti usualmente attivo nella diffusione del panico morale. Eppure sono risultati importanti e vanno aggiungere un mattoncino alla costruzione di conoscenze suegli effetti positivi, neutri o negativi dei social media. Dall'articolo: “I risultati di questa meta-analisi suggeriscono che l'astinenza dai social media non ha un impatto sul benessere individuale. L'astensione temporanea dai social media potrebbe quindi non essere il metodo di disconnessione più efficace per migliorare la propria salute mentale”. L'articolo della ricerca è a questo link: The effects of social media abstinence on affective well-being and life satisfaction: a systematic review and meta-analysis
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No, non sappiamo abbastanza dell'impatto dell'uso dei social media sul rendimento scolastico1/3/2025 Sono giorni che una "ricerca pionieristica" circola tra le notizie come fosse la scoperta del millennio e dimostra solo che se rimanendo nella narrazione allarmistica dominante nessuno chiederà la trasparenza sui dati ma tutti ne parleranno.
La ricerca in questione è EYES UP - EarlY Exposure to Screens and Unequal Performance. In primo luogo di questa ricerca si legge sui giornali da un paio d'anni. Sembra proprio che non potesse portare ad altri risultati che questi (vizio del pregiudizio: troviamo solo quello che vogliamo trovare). In secondo luogo non esiste una pubblicazione su rivista scientifica che possa fare visionare il dettaglio dei metodi e delle analisi statistiche (vizio dell'inaccessibilità: comunichiamo solo quello che vogliamo nonostante siamo tenuti a essere trasparenti). In terzo luogo, da quel poco che viene descritto si tratta di dati ottenuti da oltre 6000 questionari che sappiamo avere una affidabilità limitata e quanto riportato viene poi in qualche modo messo in relazione con i dati INVALSI (vizio dell'accumulo dei dati: raccogliamo tutti i dati che servono a dimostrare l'ipotesi di partenza e la difendiamo). In quarto luogo, un'associazione di fenomeni non è una spiegazione. Non sappiamo nulla dei fattori raccolti e non sappiamo la direzionalità dell'associazione tra fenomeni e men che meno di altri fattori in gioco (vizio della flessibilità nascosta: conduciamo le analisi statistiche solo in una direzione e usiamo tutti i dati che ci portano alla significatività a conferma dell'ipotesi di partenza). La comunicazione scientifica in psicologia dovrebbe rifuggire il sensazionalismo e la parzialità proprio per gli effetti che può avere sulla salute di adolescenti e sulle politiche pubbliche (vizio dell'esagerazione dei risultati in un comunicato stampa e conseguente amplificazione in una copertura mediatica selettiva). |
AutriceOltre a svolgere attività clinica, propongo criticamente alcune notizie che non fanno clamore o ne fanno troppo e ne scrivo. Archivi
Marzo 2025
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